padre Pierluigi Maccalli in Niger |
Un altro missionario è stato rapito: padre Pierluigi Maccalli, italiano, che vive in Niger e opera in una regione povera di un Paese poverissimo. È un altro segnale dell'infittirsi della persecuzione contro i cristiani soprattutto da parte dei gruppi jihadisti. Tali sembrerebbero i rapitori del missionario: provenivano dal Mali, uno Stato di grande instabilità e ricettacolo di tante bande armate e terroristiche, o dal Burkina Faso, tempo fa un Paese stabile, oggi a rischio. Perché i jihadisti si accaniscono contro i missionari e i cristiani?
I missionari come padre Maccalli sono il volto migliore dell'Europa, che non si chiude dietro ai muri, ma sta in mezzo ai poveri del mondo.
In Medio Oriente Daesh, il cosiddetto califfato, ha imposto nei suoi territori una dura legge ai cristiani: convertirsi all'islam o pagare una tassa, la Jizya. I pochi cristiani rimasti nei territori controllati da Daesh sono stati vessati e uccisi. Padre Jacques Murad, siro-cattolico, prigioniero degli uomini del califfato in Siria, ha raccontato la vita impossibile dei piccoli gruppi cristiani rimasti sotto lo Stato islamico. È una condizione che ben conoscono i cristiani fuggiti da Mosul e dalla Piana di Ninive, con l'avanzata dell'Isis, e che ora stentano a rientrare nelle loro case.
La persecuzione vuol dire epurazione dei cristiani. Inoltre i cristiani copti ed etiopi sono stati bersaglio di orribili e spettacolari esecuzioni da parte di Daesh in Libia, quasi come un ammonimento ai cristiani del mondo intero. E in molti Paesi, tra cui la Nigeria e l'Egitto, frequentare la liturgia la domenica significa, talvolta, esporsi al rischio di attentati. Da parte loro, i missionari sono un obiettivo per i gruppi jihadisti, anche per far parlare l'opinione pubblica delle loro azioni e rivelare la loro capacità di colpire. Probabilmente questo è il caso di padre Maccalli. Bisogna anche ricordare suor Gloria, religiosa colombiana rapita da un gruppo vicino ad Al Qaeda in Mali più di un anno fa, che ha inviato al Papa un video toccante con una richiesta di aiuto.
È necessario fare di tutto per salvare le vite di questi religiosi generosi. Viene da chiedersi il perché di tanto accanimento contro donne e uomini che lavorano per gli altri in modo altruista, senza alcun secondo fine, anzi, prendendo la difesa delle popolazioni locali, dei più deboli, dei bambini, delle donne. La risposta è chiara: si tratta dell'odio di chi scatena male e violenza contro presenze che manifestano una gratuità vissuta in modo disarmato in mezzo alla gente. Non è una semplificazione, ma è la realtà di vite donate agli altri. La politica dell'odio vuole eliminare e umiliare testimonianze scomode, che resistono pacificamente con opere umane e solidarietà: vogliono mostrare che la forza può tutto e che tutti si devono piegare alla forza. Ed è la forza del male che ha orrore per il "bene" rappresentato concretamente dai missionari e dai cristiani. S'isolano così le povere popolazioni del Niger, travolte nella turbinosa situazione del Paese e le si rendono prigioniere di una spirale di terrore.